Incontro con Daniel Zaccaro
Il 6 maggio gli studenti di 11 classi del Liceo Monti, suddivise tra biennio e triennio, hanno incontrato Daniel Zaccaro, protagonista del romanzo di Andrea Franzoso “Ero un bullo”, pubblicato dalla De Agostini.
L’appuntamento, dal forte impatto emotivo per i ragazzi , ha rappresentato il momento conclusivo di un percorso di riflessione condivisa iniziato lo scorso anno con la lettura del testo da parte di ben 23 classi del nostro Istituto, proseguito lo scorso dicembre grazie all’incontro con l’autore. “Sono cambiato per amore e per paura”, ha detto Daniel ai ragazzi: “per amore della mia famiglia, per paura di finire di nuovo in carcere”. Coinvolto in una serie di rapine a mano armata, alcune compiute quando era ancora minorenne, Daniel ha pagato i propri conti con la giustizia prima nel carcere minorile, quindi a San Vittore, infine presso la comunità riabilitativa Kayros di Don Claudio Burgio, cappellano carcerario del Beccaria. Proveniente dalla periferia a nord di Milano, da Quarto Oggiaro,vissuto in una famiglia in cui le violenze e i litigi erano all’ordine del giorno, Daniel era una promessa dell’Inter giovanile che ha visto sfumare i propri sogni a causa di un gol mancato. Dopo aver conosciuto un percorso scolastico altalenante, Daniel entra nel carcere minorile Beccaria due giorni prima di compiere 18 anni. Durante la pena egli realizza che non esiste un finale già scritto e che si può in ogni istante cambiare il corso della propria esistenza, grazie alla presenza di adulti credibili come Fiorella, professoressa in pensione che lo avvia allo studio dell’Inferno dantesco e un ex brigadiere che gli affida lavori di manutenzione nell’ambiente carcerario. Sarà proprio un altro adulto credibile, il magistrato Annamaria Fiorillo che firmerà il suo ordine di arresto, a presenziare il giorno della laurea di Daniel all’Università Cattolica di Milano in Scienze dell’Educazione con una tesi su Telemaco e la ricerca del padre, abbracciandolo come farebbe una madre. Daniel ha inoltre spiegato agli alunni del Monti che la violenza nasce dall’incapacità di esternare a parole la propria rabbia, che la brutalità è indice di povertà di pensiero e rappresenta l’espressione di chi non sa comunicare in altro modo. Le tematiche affrontate, particolarmente interessanti per l’indirizzo delle Scienze Umane, hanno riguardato la devianza giovanile, la riabilitazione sociale, le qualità imprescindibili dell’essere un educatore come è Daniel oggi proprio presso la comunità che lo aveva accolto, la gestione dei ragazzi difficili, la possibilità di una pena alternativa al carcere che riabiliti prima che punire. Numerosissime sono state le domande dalla platea di studenti e docenti partecipanti. Daniel si è inoltre soffermato sulle procedure processuali che portano alla condanna di un imputato ed anche sulla quotidianità in cella, sottolineando le differenze tra carcere minorile e detenzione per adulti. In un abbraccio virtuale e con un lungo applauso, i ragazzi del Monti hanno salutato con ammirazione questo ragazzo coraggioso, esempio di resilienza, riscatto e coraggio.